L’arte di Roberto Ferri incanta, stravolge, ammutolisce.
Impossibile non rimanere esterrefatti dalla potenza e dalla grazia dei corpi ritratti da Ferri. Sembra di trovarsi di fronte a delle fotografie, dove il contrasto fra buio e luce conquista i nostri sguardi: un susseguirsi di corpi eleganti e moderni delicatamente delineati in colpi di chiaroscuro che tanto ci ricorda l’influenza dei fiamminghi o la maestosa abilità di dinamismo del Caravaggio.
Immagini ricche di erotismo, di visi angelici e di presenze demoniache: scorrere con lo sguardo i ritratti di Ferri vuol dire fare i conti con il lato umano di ognuno di noi, chiamato a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, se cedere agli istinti terreni che ci travolgono, o se aspirare al cielo senza macchia.
Ma è nell’eterna lotta fra bene e male, fra luce e ombra, fra chiaro e scuro, che tutto si compie e niente soccombe: l’infinito scontro fra titani, fra i lati più celati dell’animo umano si fanno finalmente corporali, materia pura, essenza fisica nuda e cruda. In una guerra continua senza vinti o vincitori.
Osservando le immagini forti e senza tempo di Roberto Ferri, sovvengono alla mente la poeticità e l’intensità delle parole di Charles Pierre Baudelaire in “Les Fleurs du mal“:
“Che tu venga dal cielo o dall’inferno, cosa importa,
o Bellezza! Mostro enorme, ingenuo, tremendo!
Se i tuoi occhi, il tuo piede, il tuo sorriso
mi schiudono ancora ignorato un Infinito che amo?
Da Satana o da Dio, cosa importa? Angelo o Sirena,
cosa importa se tu – fata dagli occhi di velluto, ritmo,
luce, profumo, o mia sola regina!- mi rendi
meno ripugnante l’universo, meno grevi gli istanti?”
“Assai più che la Vita
è la Morte a tenerci sovente con lacci sottili.”

“O tu, che come un coltello sei penetrata nel mio cuore gemente: o tu, che come un branco di demoni, venisti, folle e ornatissima, a fare del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno – infame cui sono legato come il forzato alla catena, come il giocatore testardo al gioco, come l’ubbriaco alla bottiglia, come i vermi alla carogna – maledetta, sii tu maledetta!”
L’arte di Ferri ci permette di viaggiare dal pericolo delle tentazioni alle necessarie espiazioni ultraterrene, alla costante ricerca del vero e dell’angelico che- unico e solo- ci potrà salvare.
Ma nel mentre, quanta bellezza in questa stessa Vita.
E d’altra parte, come diceva Anthony Burgess, l’arte deve essere pericolosa, perché allorché cessi di essere pericolosa, allora non la si vorrà più.